Sarcoidosi
(neurosarcoidosi)
Cos'è
la Sarcoidosi
La
sarcoidosi è una malattia infiammatoria che
esordisce più frequentemente tra i 20 e i 40
anni e può coinvolgere molti organi; diffusa
in tutto il mondo è relativamente rara ed in
Europa ha una incidenza che varia tra i 5 e
i 40 casi su 100.000 abitanti l’anno, con
maggior prevalenza nei paesi scandinavi.
Particolarmente rara è l'incidenza della
NEUROSARCOIDOSI.
Cause
Nonostante le numerose ricerche le cause
della malattia sono ad oggi poco note anche
se si pensa a una reazione eccessiva
dell’organismo, in soggetti geneticamente
predisposti, che avverrebbe al contatto con
fattori ambientali quali micobatteri
atipici, particelle inquinanti ed altro.
Manifestazioni
cliniche e sintomi
Nel
90% dei casi la sarcoidosi interessa gli
organi intratoracici determinando
ingrandimento dei linfonodi mediastinici,
associato o meno a coinvolgimento del
tessuto polmonare.
Nel 25% dei casi interessa la cute con
manifestazioni che variano dall’eritema
nodoso (noduli dolenti ed arrossati nelle
gambe) a placche o nodulazioni che spesso si
instaurano a livello di cicatrici. Una rara
manifestazione cutanea è il cosiddetto
“lupus pernio”: infiltrato violaceo della
cute delle guance e del naso.
L’interessamento oculare (25%) determina
uveite anteriore o posteriore, quest’ultima
più severa con possibile grave
compromissione della vista. Frequente è la
riduzione della lacrimazione per
infiammazione delle ghiandole lacrimali.
Più raro è il coinvolgimento del sistema
nervoso (5% dei casi) che spesso determina
paresi del nervo facciale. Insoliti i
deficit degli altri nervi cranici o
l’interessamento esteso del sistema nervoso
centrale.
Il coinvolgimento renale (10% dei casi) è
secondario all’aumento di produzione di
Vitamina D con conseguente ipelcalciuria,
più raramente ipercalcemia, produzione di
calcoli renali o nefrocalcinosi, con
possibile compromissione della funzionalità
renale.
Nel 5-10% la sarcoidosi interessa il cuore,
particolarmente il sistema di conduzione
(blocchi atrioventricolari) o compromissione
del miocardio con riduzione della capacità
contrattile e possibile quadro clinico di
scompenso cardiaco. Sono descritte
pericarditi quando viene coinvolto il
pericardio.
A livello epatico sono istologicamente
presenti granulomi nel 40-70% dei casi di
sarcoidosi senza compromissione della
funzionalità epatica, ma solamente modico
rialzo delle transaminasi e degli indici di
colestasi.
In molti casi la sarcoidosi è asintomatica e
suggerita da una radiografia del torace
suggestiva eseguita routinariamente (es. per
assunzione al lavoro). Le manifestazioni
cliniche della sarcoidosi dipendono dagli
organi interessati anche se nella maggior
parte dei casi la malattia esordisce con una
sintomatologia caratterizzata da tosse,
dolore toracico, dispnea da sforzo, febbre,
astenia, artralgie, lesioni cutanee.
Va citata una particolare presentazione
clinica acuta della sarcoidosi: la sindrome
di Lofgren, caratterizzata da poliartralgia,
eritema nodoso, ingrandimento dei linfonodi
ilari polmonari.
Esami
Esami
frequentemente eseguiti per arrivare alla
diagnosi sono:
- Rx torace, eco addome, TAC torace ad alta
risoluzione (senza mezzo di contrasto):
serve per valutare bene il tessuto polmonare
ed in particolare l’eventuale presenza di
aree dette “a vetro smeriglio” indicative
spesso di infiammazione polmonare attiva;
- spirometria con DLCO
che serve per valutare la capacità del
polmone di ossigenare bene il sangue; nei
casi dubbi si può eseguire il test del
cammino per valutare la reale capacità della
persona a svolgere sforzi;
- spesso
broncoscopia con BAL (lavaggio
alveolo-bronchiale) e biopsia;
-
scintigrafia con gallio
o TAC-PET per valutare l’estensione della
malattia; visita oculistica;
- ACE;
- beta2
microglobulina plasmatica, calcemia
calciuria 24 ore.
Diagnosi
La diagnosi
di sarcoidosi è certa quando ad un quadro
clinico suggestivo si associa il riscontro
istologico dei tipici granulomi non caseosi
nell’organo coinvolto. Per i pazienti con
interessamento polmonare può essere
effettuata una biopsia della lesione
bronchiale o una biopsia transbronchiale di
un linfonodo.
In alternativa alla biopsia può essere
diagnosticata in presenza di un aumento
patologico dei linfociti (>15%) all’esame
del bronco-lavaggio con rapporto CD4/CD8
maggiore di 3,5.
La TAC, la PET o la scintigrafia con gallio
permettono di definire meglio gli organi
coinvolti e di identificare gli eventuali
siti del prelievo bioptico.
Per la sarcoidosi polmonare è da tempo
utilizzata una stadiazione radiologica
basata sulla radiografia del torace:
•
stadio I
adenopatia ilare bilaterale (ingrossamento
dei linfonodi nel torace)
•
stadio II
adenopatia ilare bilaterale ed infiltrati
polmonari
•
stadio III
infiltrati polmonari senza adenopatia ilare
•
stadio IV
fibrosi polmonare.
Dal punto di vista laboratoristico in corso
di sarcoidosi sono elevati la
beta2-microglobulina, prodotta dai
linfociti, e l’ACE ( Enzima Convertitore
dell’Angiotensina) prodotto dalle cellule
del granuloma sarcoide ed indice di attività
della malattia.
Monitoraggio
Un
monitoraggio standard della malattia
consiste spesso nei seguenti esami da
eseguire ogni 6-12 mesi circa:
•
esami ematici
comprensivi di calcemia, ACE ,
beta2-microglobulina plasmatica,
•
calciuria 24
ore
•
Rx torace
•
spirometria
completa con DLCO
•
eco addome
•
in caso di
terapia con idrossiclorochina visite
oculistiche periodiche (ogni 12-24 mesi)
• in caso di
terapia steroidea MOC vertebrale ogni 1-2
anni
Terapia
Nella maggior parte dei casi di sarcoidosi
la guarigione è spontanea entro due anni
(70%) [*].
La
terapia della sarcoidosi si prefigge di
ridurre la risposta infiammatoria e la
produzione di granulomi solo se gli organi
interessati manifestano compromissione
funzionale.
L’approccio terapeutico standard è a base di
prednisone (20-40 mg/die); esso viene
impiegato quando si ritiene che si stia
verificando un danno d’organo importante es:
•
interessamento polmonare con alterazione
delle prove di funzionalità respiratoria
significative soprattutto se accompagnate da
un quadro tipo vetro smeriglio alla TAC
torace ad alta risoluzione e/o
compromissione del test del cammino
•
uveite
posteriore (per l’uveite anteriore si
utilizzano cortisonici topici essendo meno
pericolosa per la funzione visiva)
•
lesioni
cutanee persistenti
•
interessamento miocardico
•
ipercalcemia
con eventuale nefrolitiasi
•
compromissione del sistema nervoso.
Dopo l’instaurazione della terapia steroidea
i risultati clinici si ottengono in 1-3
mesi. Successivamente il dosaggio va
progressivamente ridotto fino alla
sospensione del farmaco in 9-12 mesi. Nel
corso della terapia steroidea è importante
monitorare glicemia, pressione arteriosa e
peso corporeo e somministrare bisfosfonati
es: Alendronato (70 mg alla settimana) per
ridurre l’insorgenza di osteoporosi
secondaria. La somministrazione di calcio e
Vitamina D è invece in genere da evitare,
data la tendenza alla ipercalcemia.
Soprattutto nelle fasi iniziali della
terapia steroidea è importante una dieta
ipocalorica con poco sale e pochi zuccheri
per evitare aumento di peso conseguente
all’aumento di appetito.
Oltre agli steroidi la terapia prevede il
ricorso ad antinfiammatori non steroidei in
caso di artralgie, e idrossiclorichina in
caso di lesioni cutanee o di sintomi
articolari. In corso di terapia con
quest’ultimo farmaco è consigliato controllo
oculistico periodico (ogni 12-24 mesi) anche
se il danno oculare indotto da tale farmaco
è stato molto ridimensionato.
I farmaci detti immunosoppressori quali
metotrexate e azatioprina, sono indicati
qualora la terapia steroidea non sia
sufficiente o sia controindicata per gli
effetti collaterali. Tali farmaci sono
spesso utilizzati in associazione agli
steroidi per ridurne il dosaggio.
[fonte: Antonio Brucato, Gabriella
AlariMedicina Interna Ospedale Papa Giovanni
XXIII di Bergamo]
[*] Non esiste in Italia un dato
epidemiologico preciso sino ad ora. Sulla
base di quanto è noto ad ACSI, si può
affermare che, a seconda degli autori e
delle aree geografiche in cui questo dato è
noto, tale percentuale varia fra il 30% e il
70%. Semplificando, si può dunque parlare
del 50%.
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Ultimo aggiornamento
19 settembre 2015 |